Sergio Ceccotti on wikipedia
Descrivere la pittura di Sergio Ceccotti con le parole è difficile. Molti critici si sono cimentati in questo compito.
Qui abbiamo un estratto di ciò che è stato scritto, per comprendere meglio lo spirito del suo lavoro, attraverso la penna e la mente di alcuni dei più importanti critici d'arte del nostro tempo. To describe the work of Sergio Ceccotti is a difficult task. Many critics have proven themselves to do that.
Here follows an excerpt of what its been written, to understand the deep feeling of his works, from the pen and the mind, of some of the most important art critics of our time. ALL TEXTS ARE HERE TRANSCRIBED IN THE ORIGINAL LANGUAGE
FOR ON-LINE TRANSLATION USE THE FOLLOWING LINK I TESTI CRITICI SONO QUI TRASCRITTI NELLA LINGUA ORIGINALE, PER UNA TRADUZIONE ON - LINE USARE IL LINK SOPRASTANTE
|
Antologia Critica / Critical excerptsCesare Biasini Selvaggi
[...] L’innovazione e al contempo la poesia di Ceccotti risiedono proprio in questo, nel suo modo originale di presentare le evocazioni atmosferiche di tempo, di spazio e di memoria ovvero della riconsiderazione a posteriori del reale. I dettagli di uno spazio, come quelli di un appartamento della middle class (un soggiorno, una camera da letto, una stanza da bagno), che sembra uscito dal set di una sit-com televisiva, permettono allo spettatore di ricorrere alla propria memoria e soggettività per interpretare quel che vede nel dipinto e attraverso questo procedimento, se stesso. […] Non è questo, forse, che si chiede all’ Arte? Aiutarci a meditare sul mistero dell’ esistenza? [...] 2014 Gabriele Simongini
[...] Ceccotti dipinge scene di vita quotidiana ambientate in una Roma densa di enigmi e bellissima oppure in una Parigi freddamente notturna. I suoi quadri sono misteri pieni di ironia e citazioni sapientemente camuffate. Sono rebus impossibili da decifrare completamente. Prevale sempre un senso d’attesa sospesa, da thriller e nella routine quotidiana si inserisce il virus di un possibile evento drammatico: un uomo sta per cadere da una grondaia mentre una donna si affaccia pigramente alla finestra completamente nuda, una signora apre la porta di casa e lancia un urlo senza che ne possiamo vedere la ragione, un altro uomo imbraccia un fucile di precisione ma non sappiamo chi vuole colpire [...] 2014 Gabriele Simongini
[…] Col suo stile personale in cui si sente l’eredità della metafisica dechirichiana e dell'esistenzialismo pittorico di. Hopper ma anche del cinema noir degli anni cinquanta, Ceccotti dipinge scene di vita quotidiana ambientate lungo le strade e le piazze romane attraversate dal lento percorso del tram. Ed in ogni opera la quotidianità del soggetto si ammanta di mistero e di un’attesa sospesa, come in un rebus impossibile da decifrare. 2014 Stella Bottai
Ceccotti è nato a Roma, dove vive e lavora. La città è il soggetto di molte sue opere, specialmente a partire dagli anni Sessanta, e ha dedicato alle vie della capitale, ma anche a quelle di Parigi, sua seconda patria, moltissime tele. Silente, ordinata, immaginata, la Roma di Ceccotti si svela per dettagli, come se il passaggio del 19 trasportasse non solo passeggeri, ma un mistero, che rimane attaccato alle vie, alle piazze, alle persone in piedi ai bordi della strada. Il senso dell'enigma che si respira nelle sue opere gli è valso l'appellativo di ' pittore della minaccia ‘, come ha scritto di lui il critico Paul Patera. Poiché i suoi quadri suggeriscono più livelli di lettura e lasciano all'osservatore il completamento della storia, potremmo definire Ceccotti un pittore-scrittore. …è venuto così spontaneo avvicinare le sue tele ai brani del libro 19 di Edoardo Albinati - recentemente ripubblicato da Mondadori nella raccolta Ai confini della realtà - nato dai diversi viaggi intrapresi dall'autore sul tram, da capolinea a capolinea. Ne nasce in mostra un dialogo immaginato tra i due artisti. Entrambi si soffermano sugli scenari urbani in mezzo a cui scorre il tram, a volte gli stessi, ma restituendone due volti diversi: la Roma architettonica, luminosa, immobile, intrigante di Ceccotti; la Roma caotica, colorata, snob e popolare di Albinati. 2014 Guglielmo Gigliotti
Quante Rome contiene Roma? Sergio Ceccotti e Marco Verrelli conoscono una Roma al giorno, cosicché la città ora è diventata un luogo della loro pittura, un osservatorio deale sulla vita, un'interrogazione del mondo. È una Roma interiore, una città mentale, le cui immagini scaturiscono dalla coincidenza dei percorsi della psiche con le topografie urbane. E le immagini parlano. Raccontane mute narrazioni che arrivano nel profondo, illuminano superfici che contengono abissi. Come restituire sulla tela la percezione che l'ordinario contenga lo straordinario, che il mistero, a ben guardare, non si nasconde da nessuna parte, è ovunque ed è flagrante? Che forma dare allo straniante che abita le cose e allo straniero che abita in noi? E il meraviglioso, questo sentimento così poco redditizio ma così gravido di bellezza: come dipingerlo? Ceccotti e Verrelli prendono in prestito squarci di Roma, particolari talvolta irrilevanti, e chiedono loro di cantare il grande enigma delle vita. Lo fanno però con modalità sommesse, cercano una Roma secondaria, e la immergono in luci immobili e astratte, la impregnano di assenze e di silenzi e le insufflano quello che de Chirico definiva il presagio del non senso dell'universo. 2012 Massimo Scaringella
Desde siempre la pintura ha tenido para el hombre una esencia magica que, sea experta o primitiva, puede o por la pura apariencia plástica, transmitirnos sensaciones que no son plásticas, darnos por entero la verdad de la complejidad de lo real; unas formas visibles y otras incorpóreas; color, sonido, aroma, pensamiento, silencios, sensualidad, tiempos pasados y tiempos presentes …Es decir, « los colores de la vida » secundando un deseo muy difundido de refugiarse o de ponerse a resguardo en una visión histórica o enigmática de la vida. Y en esta visión Sergio Ceccotti hace muchisimos anos es una figura de referencia de la pintura figurativa italiana que desde la tradiciòn 'metafisica' de principios del siglo XX se propone como 'vanguardia' en los umbrales del siglo XXI…. 2010 Patricia Ianniruberto
[…] De algun modo, es como si las objetos cotidianos, en las manos de Sergio Ceccotti, se convirtieran en la clave de una interpretación de la vida. La suya es una narración que nos hace 'saborear' la inmaterialidad de la existencia, entrando en la materialidad de las cosas para aprovechar mejor su poesia. 2010 Stefano Bartezzaghi
Sergio Ceccotti è un artista figurativo molto affascinato dai rebus e dalle loro atmosfere: non è l'unico di questi tempi, ma è uno dei più affermati. Oggetti quotidiani e panorami assai comuni prendono significati imprevisti, anche quando non interviene un gioco di parole proprio a governare questa trasfigurazione [...] 2009 Federico Mussano Sogno o son desto? Il mondo dei sogni è di casa nell'arte e la pittura di Sergio Ceccotti oscilla tra l'immaginario onirico e le immagini rebussistiche. L'artista romano (ma con forte presenza in Francia, a fine maggio scorso si è aperta alla galleria Alain Biondel di Parigi una mostra con esposizione del grande quadro "Come un rebus" qui riprodotto) è l'autore di un'opera venduta all'asta a Ginevra che si trova al centro di un tenebroso intrigo internazionale nel romanzo "Prions pour la mort" [...] 2009 Christine Sourgins
Ceccotti est un peintre d’intrigues, d’énigmes quotidiennes dans un cadre urbain : une rue de Paris, un intérieur d’appartement, de bureau, une chambre d’hôtel. Quelques personnages viennent rôder sur la toile mais ce qui impressionne c’est le théȃtre des lieux. Des dispositifs panoramiques se réfèrent au théȃtre, ou bien au balayage d’une caméra : à droite, derrière une baie vitrée, la ville, devant nous un salon se déploie en profondeur, à gauche une enfilade révèle des silhouettes. Mais que se passe-t-il ? Pourquoi cette part de gros gȃteau crémeux au premier plan ? Arsenic ou cholestérol ? On songe à Hitchcock mettant en valeur un verre de lait dans ses films [...] 2009 Lydia Harambourg
L’apparente sérénité des scènes peintes par Sergio Ceccotti est trompeuse; le Bonheur tranquille qui semble habiter ces appartements bourgeois renferme des secrets dont nous pouvons tout craindre. La saveur picturale de l’artiste romain tient en partie à son goût du récit. Une narration qui porte en elle nos histoires, dont la banalité quotidienne touche à l’etrange par une proximitè et une énumération d’accessoires familiers. Ceccotti s’y emploie avec un évident plaisir de dessinteur et de coloriste, dans des compositions équilibrées et parfaitement éclairées […] il y introduit également un nouvel élément, l’énigme [...] 2006 Carlo Fabrizio Carli
Sergio Ceccotti è straordinario evocatore di atmosfere, o, se si preferisce, regista di aure. Le figure e gli oggetti che egli ordina, in serrate architetture compositive, nei suoi quadri, derivano il loro significato più profondo dal conseguimento di particolari condizioni percettive e psicologiche. L' intera vicenda pittorica dell'artista romano è calata in una dimensione di sottile onirismo. Tuttavia non si tratta, in lui, del sogno che vela le sue stesse immagini con le dissolvenze di irrevocabili lontananze spazio-temporali. Quanto, piuttosto, di certi improvvisi sussulti della memoria capaci di restituire, magari nella folgorazione di un attimo ma con esattezza stupefacente, non soltanto visiva ma perfino olfattiva e tattile, emozioni misteriosamente registrate dalla memoria [...] 2004 Gabriele Perretta
Ceccotti, quando vuole rapportarsi a qualcuno, preferisce dire che il suo lavoro è molto vicino allo letteratura di Perec, di Auster, di Tabucchi o del simpatico Patrick Modiano. Quest'ultimo (di dieci anni più giovane di Ceccotti), ad esempio, ha sviluppato nei suoi romanzi del 1968, del 1969, [..] una narrazione dell'eterno straniero, dell' esule, spesso ambientato in tempi alterati che vivificano la rievocazione. In effetti, anche in Rue des Boutiques Obscures del 1978, per alcuni dettagli, i luoghi ricordano la traccia malinconica e ambientativa di Ceccotti. Del resto, se proprio vogliamo riferirci a tutta la letteratura che ha accompagnato il nostro pittore romano, forse è il caso di ricordare che diversi anni fa egli ebbe la fortuna di affiancarsi alle parole dell'amico di André Breton, Philippe Soupault che, nei famosi Champs magnétiques del 1921, scrisse che "L'heure des météores n'est pas encore venue" . Così facendo è quasi come se Ceccotti si fosse accostato ad uno dei teorici dell'enigma, ma proprio perché la poesia surrealista nell'arte contemporanea ha celebrato la meteora del mistero, egli riesce a mettere in contatto il sogno con i tratti insoliti del quotidiano […] 2004 Antonella Sbrilli
Sergio Ceccotti rivela la sua attrazione per le vignette del rebus, o per i singoli elementi di esse, come potenti dispositivi per l’immaginazione. Si tratta di un tipo di immaginazione che parte dall’atmosfera dell’immagine per attivare un effetto narrativo (da racconto noir , ma anche, in fondo da racconto in quanto tale). Sorprendentemente nei suoi quadri c’è qualcosa de “quadro per sognare” di böckliniana memoria, trasferito in un paesaggio urbano moderno e ai bordi della periferia. L’uso che Ceccotti fa della forma-rebus porta alla luce il fatto che nelle immagini possono essere contenuti sviluppi narrativi e finzionali, condensati in una forma percepita solo visivamente. Dove è nascosta questa potenzialità narrativa? Nella scatola prospettica, nei singoli dettagli, nelle sagome? E ancora: si produce in maniera diversa a seconda degli spettatori o è un tratto in qualche modo universale? 2004 Gérard-Georges Lemaire
[...] La scène que le peintre représente a éliminé le passé et le devenir des ȇtres et des choses qui y participent, en déjouant le temps du récit. Tout en étant ancrée dans la banalité du quotidien, plusieurs indices engendrent le doute. Un objet déplacé, des gestes un peu trop théȃtraux, une œuvre d’art aux formes improbables font comprendre que le réel et l’imaginaire sont placés dans un champ magnétique [...] 2003 Lydia Harambourg
L’apparente sérénité des scènes peintes par Sergio Ceccotti est trompeuse; le bonheur tranquille qui semble habiter ces appartements bourgeois renferme des secrets dont nous pouvons tout craindre. La saveur picturale de l’artiste romain tient en partie à son goût du récit. Une narration qui porte en elle nos histoires, dont la banalité quotidienne touche à l’étrange par une proximitè et une énumération d’accessoires familiers. Ceccotti s’y emploie avec un évident plaisir de dessinateur et de coloriste, dans des compositions équilibrées et parfaitement éclairées […] Il y introduit également un nouvel élément, l’énigme. Choissisant le cadrage propre à déclencer notre interrogation, Ceccotti multiplie les indices dans un décor rigoureusement planté, porteur de récit, dans une abondance de détails que son pinceau représente avec une saveur amoureuse [...] 2006 Alberto Abate
[…] La situazione scenica del quadro ci riporta ai mondi letterari di Cortázar, in primo piano, ancora una volta, una donna in abito da passeggio e con borsa a tracolla, si trova inspiegabilmente su un cornicione e guarda terrorizzata il vuoto che la circonda (anche il protagonista del film "Vertigo" di A. Hitchcock soffre di vertigini e precipita da un cornicione). E come il protagonista del racconto del "Bestiario" di Cortázar che entra improvvisamente nel maglione-labirinto, anche questa figura femminile del quadro di Sergio Ceccotti, è penetrata inconsapevolmente nel labirinto e non sa come uscirne. In effetti, il signore del labirinto è l'artista medesimo che ne conosce gli itinerari segreti, le porte d'accesso e le uscite remote. 2003 Valerio Rivosecchi
[...] Sergio Ceccotti è riuscito, dagli anni Settanta in poi a riannodare il filo di una tradizione che sembrava destinata a perdersi, e ad arricchirla di una moderna “visionarietà” che ha a che fare con il Surrealismo ma anche con il cinema e la fotografia, con i fumetti e i libri gialli. A chi seguiva la sua pittura, pochi o molti che fossero, ha regalato visioni rivelatrici di luoghi meravigliosi e negletti: Largo di Santa Bibiana con la "torre'' delle Ferrovie , la sublime banalità piccolo borghese del Quartiere Italia e di viale Regina Margherita, insoliti scorci della Garbatella e di Testaccio. Piazze, strade, palazzi davanti ai quali passiamo distrattamente ogni giorno senza mai "vederli" veramente, come nel caso di Villa sul Lungotevere, un quadro del 1989 in cui è ritratta una casa sulle pendici dell'Aventino, assolutamente fedele nell'inquadratura ep pure quasi irriconoscibile grazie al gioco delle luci, dal blu elettrico del cielo a quella verdastra dei fari in primo piano [...] 2002 Lorenzo Canova
Uno sguardo indiscreto percorre le strade di Roma, entra nelle case, ne svela i segreti: un occhio tagliente profondo capace di aggirarsi in una metropoli attraversata e animata dal sistema nervoso della Tangenziale pe scoprire il corpo nascosto, il volto ignoto di questa città ibrida che mescola i templi antichi ai binari di acciaio, le sopraelevate alle rovine classiche, le chiese antiche ai palazzoni popolari. Questo sguardo acutissimo, che attraversa le pareti, dilata le finestre, scopre nuovi punti di vista all 'interno di luoghi che crediamo di conoscere alla perfezione, appartiene al pittore Sergio Ceccotti, un artista del quale si sta finalmente riscoprendo e apprezzando la reale portata nella vicenda della nuova pittura d'immagine. Ceccotti infatti è un autore che da almeno trentacinque anni sta dando vita ad un arte complessa e stratificata dove influenze metafisiche sono mescolate alle "citazioni" cinematografiche e ai prelievi dal fumetto (si veda ad esempio King Kong e Diabolik, ambedue del 1968), in una declinazione assolutamente personale che non rientra nei codici della Pop Art né nei confini di un'arte "iperreale", per toccare, invece, alcuni dei sistemi fondanti della pittura che Gabriele Perretta definirebbe "mediale" (fondata su una trama fittissima di riferimenti meticciatì" a tutti i principali campi dell'espressione visiva come films, cartoons, rotocalchi o televisione), un pittura che si è imposta all'attenzione del pubblico da qualche anno e che costituisce ormai uno dei rimandi più forti per la giovane arte contemporanea[…] 2002 Aldo Gerbino
[…] Una tensione ironica capace, ora, d'intridere il quotidiano, ed operata dall'autore con agile versatilità creativa {peraltro già marchiata dal suo lontano apprendistato con il prestigio didattico di Oskar Kokoschka a Salisburgo), e che conduce tra le quinte di una realtà ave soltanto la pittura (o il «ritorno» ad essa) possa essere elemento di restituzione, una rigenerante macchina emotiva. Quella di Ceccom non è mai comunque un'emozione proiettata all'esterno; piuttosto essa, nata come endogena forza d'urto, procede, proprio come uno dei suoi personaggi, il signor X, verso camminamenti oscuri, corposi di oggetti riflessi, ombre di donne, frantumi di lampade, diffratte immagini televisive, ognuno e ogni cosa votati alla ricerca del tutto o della eteroclita pienezza dell'ansia e del sogno. 2000 Edward Lucie-Smith
[...] Movies, it seems to me, are one of the really seminal influences in Ceccotti’s work, much more so than any single artistic personality one may name . This influence manifests itself in many ways. There are the citations of particular films, such as King Kong which is evidently much loved by the artist. There are references to legendary screen personalities, such as the early Interior whit Suicide (1962)which refers to the death of Marilyn Monroe which took place in the year the picture was painted. Above all. There is the actual choice and cropping of the images, the triptych Mr.S.(1966) takes three moments from an “ordinary” life – the protagonist leaves for work, attends a cocktail party, and finally returns home. In none of the three panels is the main character fully seen. We are given just glimpses- the back of his head, a shoulder and a hand holding a glass, his legs and the lower part of his torso. These fragment are like the ‘subjective camera’ shots beloved of many directors [...] 2001 Arnaldo Romani Brizzi
[ …] In lui la fascinazione cinematografica del film noir e, come già detto, alla Hitchcock, come del racconto poliziesco alla Hammett o alla Chandler- senza sottovalutare lo schema da rebus enigmistico - si esprime al meglio con la de finizione personalissima di una inquadratura che non sa rinunciare alla prospettiva più ardita, all'impostazione di ogni opera per il tramite di un occhio che si è nutrito di panoramiche, Dolly, piani sequenza, cinemascope e quant'altro commutabile dal linguaggio filmico. Pure, lo specifico pittorico è rispettato integralmente per il tramite della consapevolezza del disegno servito da una capacità coloristica sapiente, ma anche audace sino al limite riferibile alle attuali esperienze relative alla realtà virtuale, e senza che di origine questo risultato venisse ricercato[…] 1995 Mario Lunetta
[…] In realtà, l'avanguardia di Ceccotti non ha bisogno di riflettere continuamente le proprie sembianze allo specchio né di rifarsi il maquillage a ogni piè sospinto su l filo del dernier cri giornaliero. ln lui, strategia dello spiazzamento e ottica obliqua coincidono in un orizzonte decisamente concentrazionario di finto realismo e di falsa oggettività, per alludere, in modi che per la loro sottigliezza non sono meno radicali ed estremi, alla perdita di senso del nostro mondo. Di qu un procedere catalogatorio, uno stile catastale, apparentemente privo di alterazioni, un microuniverso che scarta seccamente la di-mensione epica come la dimensione lirica, e si attesta su una linea impassibile di osservazione voyeurisrica. Come si sa, in ogni voyeur c'è un criminale in potenza. E difatti, nella bellezza implacabile dei dipinti ceccottiani spira un'aria delittuosa: lo spettatore si sente messo sotto accusa, è come sottoposto ad un interrogatorio, subisce un'inchiesta tagliente […] 1995 Maria Teresa Benedetti
[...] L’artista romano predilige gli aspetti meno vistosi della sua città, dipinge architetture dignitosamente borghesi, rende con guardo lucido e meticoloso interni arredati con mobili di gusto “déco” illuminati da globi elettrici simili ad occhi inquietanti. Interni ulteriormente freddati dal bagliore di un computer o di un televisore, nel quale viene magari inquadrata una fantomatica partita a tennis. Il pittore predilige segni inanimati del vivere, in perenne inutile attesa, la stessa figura. umana è più stereotipo che effettiva presenza. Colori aspramente a contrasto rivelano sotterranei stridori [...] 1995 Paul Patera
Otryggheten i människans existens är ett genomgående motiv. Ceccotti visar oss hög orgerliga och sannerligen välbonade interiörer, dock överallt lurar en annalkande fara. Utanför det öppna fönstret lyser gatlyktan hotfullt, fran den fashionabla terrassen sveper var blick vidare till havet, där en mäktig atlantangåre håller på att sjunka eller ett brinnande flygplan störtar rakt ner från skyn. Vår trygghet är endast skenbar, vare sig vi möter någon i trappan eller väntar på tåget i den underjordiska métron i Paris, och när Han och Hon möts i lägenheten eller sitter mitt emot varandra vid det dukade bordet, befinner sig deras själar på milslångt avstånd från varandra. Det finns en elegans i Ceccottis penselföring som står i bjärt kontrast till den framkallade katastrofstämning, som ger så många av hons målningar en stark laddning. De lysande klara,ibland grälla färgerna i hans verk är inte tecken pa livsglädje -snarare varningssignaler. 1993 Edouard Roditi
…Again and again, Sergio Ceccotti sets out likewise to undermine, even in his apparently most realistic paintings such as his "Streetcar in the Evening", our faith in reality such as we experience it through our physical senses. Because he expresses his metaphysical doubts and anxieties in the visual terms of the art of painting, he finds himself reduced to communicating his subversion of reality, his doubts concerning being and no-being, in terms borrowed from what we can see rather than from what other illusions or delusions our sense of hearing, of touch, of taste or of smell may impose on us. What appears to be his realism is thus a subtle questioning of the existence of reality, in fact a very Italian approach to the same kind of anguished existential questioning as we can also detect, though expressed in as typically American terms, in many of the paintings of Edward Hopper. A veritable master of a peculiarly American kind of questioning of the reality of reality, Hopper can thus be said to have created an American style of latter-day Pittura metafisica that tends to undermine our faith in the reality or the moral worth of the world in which we find ourselves doomed to live. Less concerned with moral values, Sergio Ceccotti expresses his doubts more strictly in terms of mere appearances, often indeed with a very personal and wry sense of wit. 1993 Marco Di Capua
[...] Spesso si ha I'impressione che l'artista romano dipinga come se scrivesse un romanzo, o girasse un film. E’ cosi scrupoloso nel rendere plausiblle quel che fa vedere: quasi che voglia spiegare qual è l'ora, oppure il giorno, la stagione della Roma arrossata o buia che predilige - i Prati e i Parioli - o di questa Parigi lattiginosa e così “noir”. Chi siano e dove stavano andando i personaggi ora bloccati sulle scale della metropolitana, agli angoli della strada con la certezza di averne capito il destino. L'esattezza, la precisione di Ceccotti antico-moderno - cioè quasi “fiammingo” e forse anche per questo vicino a Magritte, o a Hopper, è un tributo alla memoria, alla forza del ricordo: cospirazione ai danni di ciò che vuol svanire. 1992 Gianluca Marziani
[...] Ceccotti, veterano di una figurazione amante di interni con musei immaginari o case dove il frammento surreale si mischia in silenzio con la normalità, lavora su vari formati ma sembra averne uno in particolare: una specie di cinemascope pittorico, orizzontale e big come un minischermo filmico che racconta scene di vita casalinga con tagli visivi in campo lungo, quasi pitturasse da un'immaginaria gru per riprese aeree. Immagina case piene di ordine, di arredo rigoroso, con grandi terrazzi su scenari d quartieri reali -ma le case sono immagini mentali- e ama le vetrate a giorno, gli scorci dall’esterno sul modello di quei plastici architettonici che lasciano in vista parti di interni normalmente chiusi allo sguardo. 1992 Patrick Rœgiers [...] S'il y a chez Ceccotti comme dans l'oeuvre des auteurs du nouveau roman une volonté de chosifier le monde pour lui faire dégorger son étrangeté, même colorées en des teintes irritantes, !es choses dans ses toiles ne représentent pourtant rien d'autre que ce qu 'elles paraissent être. Composées par un faussaire précis, un orfèvre habile à tromper l’œil, derrière la fausse ressemblance du vrai, elles mettent en lumière un réel plus pernicieux, et inquiétant, que celui qui se trame dans l'ombre, sous des dehors conformes et rassurants. Confronter le mystère du réel et la réelle impossibilité de sa représentation me parut donc être un des premiers enjeux de la peinture de Ceccotti. Dévoyant la transparence des instants, des lieux, des êtres et des situations, il réussit à faire vaciller la sécurisante apparence du banal rien qu 'en peignant un cendrier où se consume une cigarette. Ou en traitant avec dérision la violence diffuse des rapports qu 'entretiennent une lettre décachetée et un navire au soleil couchant qui coule à pic [...] 1987 Franco Simongini
[... ]Di questo mistero Ceccotti riesce a cogliere alcuni momenti di “suspence”, momenti di attesa: viali e strade, piazze e palazzi e fontane del quartiere, deserti e abbagliati nella luce meridiana (il demone meridiano dei metafisici) oppure nel chiarore notturno di lampioni e cabine telefoniche. 1986 Antonio del Guercio
[...] Ma è soprattutto la tenace riconquista dell'intensità nuda della pittura, del fascino che emana dall'interna economia dei suoi mezzi-a conferire forza alle opere di Ceccotti. Quell'intensità e quel fascino, egli li ha cercati in dialogo con le riarticolazioni figurative che si fecero negli anni venti e trenta sopra il silenzio stupefatto della Metafisica dechirichiana; ma anche in dialogo con una certa pittura romana d'anteguerra e con le ambiguità iconologiche del Surrealismo, del quale ha accolto-con calcolo misurato e senza declamazioni-qualche eco felpata e torbida. E naturalmente vorrei dire, questa pittura è votata alla notte urbana (dove a volte gli capita anche d'incontrare la traccia delle desolazioni cantate da Edward Hopper), al Kitsch, agli interni claustrofobici, agli indecifrabili colloqui tra gli oggetti inanimati, agli specchi inutili, al rumore che sale quando nulla si muove e nessuno parla. E alla lunga durata dello sguardo. 1985 Domenico Guzzi
[...]Tutto appare già essere accaduto, in un'atmosfera di tempo senza tempo, nella pittura di Sergio Ceccotti[...] 1983 Maurizio Fagiolo Dell'Arco [...] È quello dei sensi, il vero soggetto per questa pittura che, scartato l'iperrealismo, sceglie un “regard” inquietante. Il quadro della situazione vede allora la convivenza tra vicino e lontano, guardato e immaginato, veduta e visione. Un accorto equilibrio tra la fotografia che diventa quadro e il quadro che diventa fotografia. La schizoide ricerca di un soggetto che vede oggettivamente i concetti. 1983 Pierre Mazars [...] Il emprunte à la photographie, à la bande dessinée, aux romans-photos des hebdomadaires à fort tirage, au cinéma vériste influencé par la télévision, mais il puise ses sujets dans une mythologie déjà ancienne où règnent King-Kong et l'Homme invisible, curieux amalgame de technique teintées d'hyperrréalisme et de nostalgie des années 30. A Rome et ailleurs, Ceccotti aime les carrefours déserts, les intérieurs abandonnés précipitamment par leurs occupants ou bien habités par des personnages plus ou moins pétrifiés. Il aime la vie entre parenthèses et c'est pourquoi ses tableaux ne racontent pas un chapitre de feuilleton mais résument à la manière d'un hiéroglyphe grossièrement simplificateur quelques-unes des situations-clés d'un roman noir ou de l'existence la plus banale [...] 1982 Jean-Luc Chalumeau
[...] Mais, de mȇme que l es tableaux métaphysiques de De Chirico défiaient l’interprétation, ceux de Sergio Ceccotti échappent à l'analyse. Il faut donc renoncer à !es aborder de front et simplement se dire que, comme son maître, Ceccotti remet en cause les esthétiques -surtout celles qui se nommaient hier encore «avant-gardes»- et n'éprouve qu'un désir : saisir !es fragments du réel qui l'intéressent et en donner une image à la fois excessivement fidèle et excessive ment personnelle [...] 1982 Philippe Soupault
[...] Les objets qui nous attendent fidèlement !es connaissons-nous? Ils nous offrent leurs services mais nous ignorions les secrets de leur fidélité. Sont-ils des amis ou des ennemis? Cette machine à écrire, ce cendrier, gramophone, Ceccotti nous oblige à !es interroger. Une lampe voilée devient « l 'inspiratrice» d'un poème. Plus étrange, c 'est fa possibilité d'évoquer l 'insomnie. Une femme lit près d 'une lampe. Et tous ceux qui ne peuvent dormir ni nuit, ni jour, seront délivrés. Une hallucination, peut-ȇtre. Des souvenirs... Et l 'intimité. Aussi le désir, l 'attente, la patience. Si l 'on quitte !es chambres hantées pour choisir !es avenues de la grande ville on se heurte à un nouveau mystère. Peindre la nuit dans une ville est une gageure que peu de peintres ont réussi à soutenir. Puis, c 'est l 'aube d'ans l 'avenue encore endormie. L 'heure de l 'incertitude ou de l'espérance d 'une prochaine journée. C'est bientôt le crépuscule. C 'est aussi l 'attente, l'’angoisse des quais d 'une petite gare. La solitude d'une voyageuse sans doute abandonnée. Le jour se lève... et Ceccotti, infatigable, va rechercher, au cours de ses promenades romaines ou parisiennes, !es royaumes de l 'insolite. 1982 Philippe Soupault
Toutes !es nuits je rêve et tous !es matins je m 'efforce de me souvenir de mes rêves. Je peux, non sans effort reconnaître des personnages, femmes, hommes, enfants mais je ne parviens pas à me souvenir des décors, de l l'atmosphère, de la lumière que j 'ai acceptés pendant la nuit et qui disparaissent le matin. Pourtant le tiers de mon existence j'ai vécu dans l 'espace et l'éclairage oniriques sans pouvoir m 'y retrouver. C'est gr ace à Sergio Ceccotti que j’ai reconnu le « théatre » de mes rêves. En regardant ses œuvres j 'ai éprouvé le choc de reconnaissance. Découverte dont i 'ai mesuré l 'importance puisqu'elle accorde au rêveur !es dimensions des rêves. L 'œuvre peinte de Sergio Ceccotti me parait donc révélatrice. Elle innove, elle propose une nouvelle vision. En fai t c 'est un univers que nous parcourions mais à l 'aveuglette et que Sergio Ceccotti nous révèle. Cette révélation est aussi une révolution. En effet Ceccotti n 'a mȇme à s 'inspirer de ce qu 'on appelle de toutes les manières des «ismes ». Il a trouvé seul l'art et la force de nous fasciner. 1980 Rosario Assunto
[...] E la Sua narrazione pittorica, nei quadri di soggetto parigino, mi induce a letterarie meditazioni; certune, piuttosto che certe altre: perché la Sua analiticità, minuzia, nel disegno e nel colorire, guida al la Parigi di Zola, o magari di Simenon, liricamente evocandola, piuttosto che alla Parigi della Recherche dove i contorni pur individuatissimi, non sono mai così netti ma nascono dalla memoria tutta colori e luce in vario modo rifrangentesi. Altre le Sue visioni romane,della Roma che Le predilige: la Roma che taluni amerebbero chiamare sociologisticamente borghese, ma che io preferisco, storicizzandola, de finire umbertina, e poi giolittiana. Qui la visione si soggettivizza in me come memoria, memoria di luoghi vissuti, di giorni miei giovanili: quando quegli angoli, quegli scorci della città avevano ancora la patina come d'oro diffuso che Lei amorosamente le restituisce [...] 1979 Jeanne Warnod
[...] Ceccotti nous montre Rome à travers ses trattoria, ses «Villas», ses autoroutes et ses gratte-ciel. Le passé côtoie le présent. Sur la même toile l'affiche d'une vedette couvre le mur d'un palais en ruine. Dans une chambre, une femme nue regarde le Panthéon. Ceccotti peint la rue, ses vitrines et ses enseignes. Réaliste jusqu'à la précision, son propos va cependant au-delà de l'imagerie. 1977 Jean-Jacques Lévȇque
Rome, plus que toute autre ville rend évidente la mais s’appuie sur une observation, et en tire permanence, l'omniprésence de la mort. Couche substance poétique, nourrie par sa personnalité après couche, c'est un monument à l'éternité im- propre. C'est ce que fait Sergio Ceccotti dont la possible qu'elle impose. Il fallait qu'un regard de peinture reconnait ses attaches avec son passé, peintre s'y posȃt. Qui ne fut ni pesant, ni empha- mais sait aussi errer dans des chemins nouveaux, tique, ni théoricien (ah l les théoriciens, quel dé- tant il est vrai que cette peinture est celle d'une sastre!), un regard innocent, en ce sens qu'il ne disponibilité à s'émerveiller, à s'étonner, s'amuser cherche pas à démontrer la véracité d'un concept aussi, de ce qui est visible. 1977 John Hart
[...] Sergio Ceccotti has developed the "Diabolik" style of cover-drawings for italian pulp thrillers into a suburban social-realism of the sort we glimpse whenever we venture out of Rome's art center, but fraught with menace and brooding mystery. He may study photographs of actual buildings, really horrors, but when he sets out to paint them in his oval compositions the result is entirely his own creation. Ceccotti is among the most unusual and compelling young artists in ltaly today, combining in an original style some of the haunting fascination of Belgium's Magritte and America's Gillespie [...] 1975 Walter Zettl
[...] lhre intensive Wirkung ist mit jener Kinovorstellung oder mit dem Erlebnis vor der TV zu vergleichen. Sie haben die impagination Der ”comic-strips”, oder die der Malerei, deren sich einmal die Bänkelsänger bedienten[...] 1973 Luigi Carluccio
[...] Il silenzio, l'immobilità, lo stato di sospensione, per cui ogni evento sembra ritagliato dai flusso dell'azione e quindi della vita, sono aspetti che rivelano l'influenza della pittura metafisica: l'orologio de " La stazione San Pietro " è fermo come nel dechirichiano “ Ansia della partenza “· Il merito di Ceccotti è di constatare che n on è necessario astrarsi dal presente, anche da quello tecnologico per avvertire che una certa quantità d'incantesimo è presente anche nelle cose più banali; la porta d'ingresso di una modesta " Bottiglieria Italia per esempio: e può sempre rispondere allo sguardo che le analizza con freddo rigore, con apparente distacco clinico, ma con profonda partecipazione emotiva, perché son le cose del nostro uso quotidiano. 1973 Hans Kinkel
[...] Man trifft auf einen selbständligen und intelligenten Vertreter des Nuovo Realismo, jener aktualisierten Dingmagie, die sich als künstlerische Reaktion auf die abstrakte Welle entwickelt hat. Ceccotti, der bei Kokoschka in Salzburg studierte, geht selne alltäglichen Motive mit engagierter Sachlichkeit an, wobei ihm merkwürdige Perspektiven und schockierende Konstellationen als Mittel szenischer Steigerung dienen [...] 1973 Paul Patera
[...] In Nudo[...]empfindet man den kleinen Transistor vor dem gleichsam ungeschützten Rückenakt als eine Bedrohung, so als hätte dieser metallene Empfänger seinen eigenen Willen, als signalisierte er bösartige Mitteilungen an irgendwen draussen im Weltenraum [...] 1972 Antonello Trombadori
[...] Ecco allora la “metafisica” povera, quotidiana, di largo consumo, di Sergio Ceccotti. Ed ecco il motivo della naturalissima e poetica, perché intensamente vera, contaminazione che nella pittura di Ceccotti si realizza fra l'arte “sublime” dei suoi maestri e la tecnica “volgare” del fumetto e del fotoromanzo [...] 1971 Cesare Vivaldi
[...] Poiché per Ceccotti il “mistero” è tangibile, corposo e concreto, un virus pericoloso che deve essere isolato e studiato attraverso i vetrini di una materia pittorica elaborata e densa, pesante e quindi perciò stesso immunizzante. 1969 Filiberto Menna
[...] Forse è qui che Ceccotti partecipa più direttamente degli odierni modi di formare, in questi tagli delle scene, nella impaginazione del racconto che ricordano i primi piani o le bande narrative dei fumetti. Quel tanto di allucinato e di onirico che è nei suoi quadri deriva in gran parte da questa impaginazione, e questa, a sua volta, rinvia a una accanita passione visiva che ha qualcosa dello sguardo ossessivo e implacabile del voyeur. 1967 Duilio Morosini
[...] Quasi tutte le pitture esposte sono piccole composizioni bidimensionali, di taglio geometrico,che proiettano sullo stesso piano la visione sintetica di un interno “borghese” (autobiografico) e quella della realtà esterna, inquadrata dalle”quinte” dell'interno stesso, dal rettangolo d1 vetro di una finestra, dal cornicione, dalla balaustra [...] il mondo esterno vi si inquadra come un frammento cinematografico, di un inerte oggettivismo [...] 1962 Lorenza Trucchi
[...] Evidente l'interesse per la sintassi cubista di Gris e Braque (inserti di lettere tipografiche, finti legni, commistioni materiche), ma qui volutamente banalizzata attraverso un certo “grafismo pubblicitario”. Un allontanamento dalla eredità cubista si avverte nel più recente Mare del Nord, dove la luce, elemento finora trascurato dal Ceccotti sembra attrarre finalmente la sua attenzione. Il quadro ne acquista in autenticità e poesia: il sapido soliloquio si fa patetico racconto. 1960 |