Sergio Ceccotti

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Sergio Ceccotti  on wikipedia

sergio ceccotti wikipedia - fr
Sergio Ceccotti Wikipedia - IT

Descrivere la pittura di Sergio Ceccotti con le parole è difficile. Molti critici si sono cimentati in questo compito.
Qui abbiamo un estratto di ciò che è stato scritto, per comprendere meglio lo spirito del suo lavoro, attraverso la penna e la mente di alcuni dei più importanti critici d'arte del nostro tempo.

To describe the work of Sergio Ceccotti is a difficult task. Many critics have proven themselves to do that.
Here follows an excerpt of what its been written,  to understand the deep feeling of his works, from the pen and the mind, of some of the most important art critics of our time.


ALL TEXTS ARE HERE TRANSCRIBED IN THE ORIGINAL LANGUAGE
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I TESTI CRITICI SONO QUI TRASCRITTI NELLA LINGUA ORIGINALE, PER UNA TRADUZIONE ON - LINE USARE IL LINK SOPRASTANTE

Antologia Critica / Critical excerpts


Cesare Biasini Selvaggi
 
[...] L’innovazione e al contempo la poesia di Ceccotti risiedono proprio in questo, nel suo modo originale di presentare le evocazioni atmosferiche di tempo, di spazio e di memoria ovvero della riconsiderazione a posteriori del reale. I dettagli di uno spazio, come quelli di un appartamento della middle class (un soggiorno, una camera da letto, una stanza da bagno), che sembra uscito dal set di una sit-com televisiva, permettono allo spettatore di ricorrere alla propria memoria e soggettività per interpretare quel che vede nel dipinto e attraverso questo procedimento, se stesso. […] Non è questo, forse, che si chiede all’ Arte? Aiutarci a meditare sul mistero dell’ esistenza? [...]

 
2014


Gabriele Simongini

 [...] Ceccotti dipinge scene di vita quotidiana ambientate in una Roma densa di enigmi e bellissima oppure in una Parigi freddamente notturna. I suoi quadri sono misteri pieni di ironia e citazioni sapientemente camuffate. Sono rebus impossibili da decifrare completamente. Prevale sempre un senso d’attesa sospesa, da thriller e nella routine quotidiana si inserisce il virus di un possibile evento drammatico: un uomo sta per cadere da una grondaia mentre una donna si affaccia pigramente alla finestra completamente nuda, una signora apre la porta di casa e lancia un urlo senza che ne possiamo vedere la ragione, un altro uomo imbraccia un fucile di precisione ma non sappiamo chi vuole colpire [...]


2014
Gabriele Simongini

[…] Col suo stile personale in cui si sente l’eredità della metafisica dechirichiana e dell'esistenzialismo pittorico di. Hopper ma anche del cinema noir degli anni cinquanta, Ceccotti dipinge scene di vita quotidiana ambientate lungo le strade e le piazze romane attraversate dal lento percorso del tram. Ed in ogni opera la quotidianità del soggetto si ammanta  di mistero e di un’attesa  sospesa, come  in un rebus impossibile da decifrare.


 2014



Stella Bottai

Ceccotti è nato a Roma, dove vive e lavora. La città è il soggetto di molte sue opere, specialmente a partire dagli anni Sessanta, e ha dedicato alle vie della capitale, ma anche a quelle di Parigi, sua seconda patria, moltissime tele. Silente, ordinata,  immaginata, la Roma di Ceccotti si svela per dettagli, come  se il passaggio  del  19  trasportasse  non  solo  passeggeri, ma  un mistero, che rimane attaccato alle vie, alle piazze, alle persone in piedi ai bordi della strada. Il senso dell'enigma che si respira nelle sue opere gli è valso l'appellativo di  ' pittore della minaccia ‘, come ha scritto di lui il critico Paul Patera. Poiché i suoi quadri suggeriscono più livelli di lettura e lasciano all'osservatore il completamento della storia, potremmo  definire Ceccotti un pittore-scrittore.
…è venuto  così spontaneo  avvicinare le sue tele ai brani del libro 19  di Edoardo   Albinati   -  recentemente  ripubblicato  da  Mondadori  nella raccolta  Ai  confini  della realtà -  nato  dai  diversi  viaggi  intrapresi  dall'autore sul  tram,  da capolinea  a capolinea.  Ne nasce in mostra  un dialogo immaginato  tra i due artisti. Entrambi si soffermano sugli scenari urbani in mezzo a cui scorre il tram, a volte gli stessi, ma restituendone due volti diversi: la Roma architettonica, luminosa, immobile,  intrigante  di Ceccotti; la Roma caotica, colorata, snob e popolare di Albinati.


 2014



Guglielmo Gigliotti


Quante  Rome contiene Roma? Sergio Ceccotti e Marco Verrelli conoscono  una Roma al giorno, cosicché la  città  ora  è  diventata  un luogo  della  loro  pittura,  un osservatorio  deale  sulla  vita,  un'interrogazione del mondo.  È una Roma interiore, una città mentale, le cui immagini  scaturiscono  dalla coincidenza  dei percorsi  della psiche  con le topografie  urbane.  E le immagini  parlano.  Raccontane  mute narrazioni che arrivano nel profondo,  illuminano  superfici  che contengono  abissi. Come restituire sulla tela la percezione che l'ordinario contenga lo straordinario, che il mistero, a ben guardare, non si nasconde da nessuna parte, è ovunque ed è flagrante? Che forma dare allo straniante che abita le cose e allo straniero che abita in noi? E  il meraviglioso, questo  sentimento così  poco redditizio  ma così  gravido  di bellezza: come  dipingerlo? Ceccotti  e Verrelli prendono  in prestito  squarci  di Roma,  particolari talvolta irrilevanti,  e chiedono  loro di cantare   il  grande  enigma  delle  vita.  Lo  fanno però  con  modalità   sommesse,  cercano   una  Roma secondaria,   e  la  immergono  in  luci  immobili  e  astratte,  la impregnano   di  assenze  e  di  silenzi  e  le insufflano quello che de Chirico definiva  il presagio del non senso dell'universo.

                                                                                                                                                                          2012

Massimo Scaringella

Desde siempre la pintura ha tenido para el hombre una esencia magica que, sea experta o primitiva,   puede o por la pura apariencia plástica, transmitirnos  sensaciones  que no son plásticas, darnos por entero la verdad de la complejidad de lo real; unas formas visibles y otras incorpóreas;  color, sonido, aroma, pensamiento, silencios, sensualidad, tiempos pasados y tiempos presentes …Es decir, «  los colores  de la vida » secundando  un deseo muy difundido de refugiarse o de ponerse a resguardo  en una visión histórica   o enigmática de la vida. Y en esta visión Sergio Ceccotti hace muchisimos anos es una figura de referencia  de la pintura figurativa italiana que desde la tradiciòn 'metafisica' de principios del siglo XX se  propone como 'vanguardia' en los umbrales del siglo XXI….
 
2010

Patricia Ianniruberto

[…] De algun  modo, es  como si las objetos cotidianos, en las manos de Sergio Ceccotti, se  convirtieran   en la clave de  una interpretación de la vida. La suya es una narración que nos hace 'saborear'  la inmaterialidad de la existencia, entrando en la materialidad de las cosas para aprovechar mejor su poesia.
 
2010

 Stefano Bartezzaghi


Sergio Ceccotti è un artista figurativo molto affascinato dai rebus e dalle loro atmosfere: non è l'unico di questi tempi, ma è uno dei più affermati. Oggetti quotidiani e panorami assai comuni prendono significati imprevisti, anche quando non interviene un gioco di parole proprio a governare questa trasfigurazione [...]
                                                                                                                                                                                      
2009



Federico Mussano   


Sogno o son desto? Il mondo dei sogni è di casa nell'arte e la pittura di Sergio Ceccotti oscilla tra l'immaginario onirico e le immagini  rebussistiche. L'artista romano  (ma con forte presenza in Francia, a fine maggio scorso si è aperta alla galleria Alain  Biondel di Parigi una mostra con esposizione del grande quadro "Come  un rebus" qui riprodotto)  è l'autore di un'opera  venduta  all'asta a Ginevra  che si trova al centro  di un  tenebroso intrigo  internazionale  nel romanzo "Prions pour la mort" [...]

                                                                                                                                                               2009

Christine Sourgins 

Ceccotti est un peintre d’intrigues, d’énigmes quotidiennes dans un cadre urbain : une rue de Paris, un intérieur d’appartement, de bureau, une chambre d’hôtel.  Quelques personnages viennent rôder sur la toile mais ce qui impressionne c’est le théȃtre des lieux. Des dispositifs panoramiques se réfèrent au théȃtre, ou bien au balayage d’une caméra : à droite, derrière une baie vitrée, la ville, devant nous un salon se déploie en profondeur, à gauche une enfilade révèle des silhouettes. Mais que se passe-t-il ? Pourquoi cette part de gros gȃteau  crémeux au premier plan ? Arsenic ou cholestérol ? On songe à Hitchcock mettant en valeur un verre de lait dans ses films [...]


2009

Lydia Harambourg

L’apparente sérénité des scènes peintes par Sergio Ceccotti est trompeuse; le Bonheur tranquille qui semble habiter ces appartements bourgeois renferme des secrets dont nous pouvons tout craindre. La saveur picturale de l’artiste romain tient en partie à son goût du récit. Une narration qui porte en elle nos histoires, dont la banalité quotidienne touche à l’etrange par une proximitè et une énumération d’accessoires familiers. Ceccotti s’y emploie avec un évident plaisir de dessinteur et de coloriste, dans des compositions équilibrées et parfaitement éclairées […] il y introduit également un nouvel élément, l’énigme [...]


2006


Carlo Fabrizio Carli

Sergio Ceccotti  è straordinario evocatore  di atmosfere, o, se si preferisce, regista di aure. Le figure  e gli oggetti che egli ordina,  in serrate architetture  compositive, nei suoi quadri, derivano  il loro  significato più profondo dal conseguimento  di particolari condizioni  percettive e psicologiche.
L' intera vicenda pittorica dell'artista romano è calata in una dimensione di sottile onirismo. Tuttavia non si tratta, in lui, del sogno che vela le sue stesse immagini con le dissolvenze  di irrevocabili lontananze spazio-temporali.  Quanto, piuttosto, di certi improvvisi sussulti della memoria capaci di restituire, magari nella folgorazione  di un attimo  ma con esattezza  stupefacente,  non  soltanto   visiva ma perfino  olfattiva  e tattile, emozioni  misteriosamente  registrate  dalla memoria [...]
 
                                                                                                                                          
 2004

Gabriele Perretta

Ceccotti, quando vuole  rapportarsi a qualcuno, preferisce  dire che  il suo lavoro è molto  vicino allo letteratura di Perec, di Auster, di Tabucchi o del simpatico Patrick Modiano. Quest'ultimo (di dieci anni più giovane di Ceccotti), ad esempio,  ha sviluppato nei suoi romanzi del 1968, del 1969, [..] una narrazione dell'eterno straniero, dell' esule, spesso ambientato in tempi alterati  che vivificano la rievocazione. In effetti, anche in Rue des Boutiques  Obscures  del  1978, per alcuni dettagli, i luoghi  ricordano la traccia malinconica e ambientativa di Ceccotti. Del  resto, se proprio vogliamo riferirci  a  tutta  la  letteratura che  ha accompagnato il nostro pittore romano, forse è il caso di ricordare che diversi anni fa egli ebbe la fortuna  di affiancarsi  alle parole dell'amico di André  Breton, Philippe  Soupault  che, nei famosi Champs magnétiques  del  1921, scrisse che  "L'heure  des météores  n'est  pas  encore venue" .  Così facendo è quasi come se Ceccotti si fosse accostato ad uno  dei  teorici  dell'enigma, ma  proprio perché la poesia  surrealista nell'arte contemporanea ha  celebrato la  meteora del mistero, egli riesce a mettere in contatto il sogno  con i tratti insoliti del quotidiano […]

 2004

Antonella Sbrilli  

Sergio Ceccotti rivela la sua attrazione per le vignette del rebus, o per i singoli elementi di esse, come potenti dispositivi per l’immaginazione. Si tratta di un tipo di immaginazione che parte dall’atmosfera dell’immagine per attivare un effetto narrativo
(da racconto noir , ma anche, in fondo da racconto in quanto tale). Sorprendentemente nei suoi quadri c’è qualcosa de “quadro per sognare” di böckliniana memoria, trasferito in un paesaggio urbano moderno e ai bordi della periferia.  L’uso che Ceccotti fa della forma-rebus porta alla luce il fatto che nelle immagini possono essere contenuti sviluppi narrativi e finzionali, condensati in una forma percepita solo visivamente. Dove è nascosta questa potenzialità narrativa? Nella scatola prospettica, nei singoli dettagli, nelle sagome? E ancora: si produce in maniera diversa a seconda degli spettatori o è un tratto in qualche modo universale?
                                                                               

2004                                                                                                   

Gérard-Georges Lemaire 

[...] La scène que le peintre représente a éliminé le passé et le devenir des ȇtres et des choses qui y participent, en déjouant le temps du récit. Tout en étant ancrée dans la banalité du quotidien, plusieurs indices engendrent le doute. Un objet déplacé, des gestes un peu trop théȃtraux, une œuvre d’art aux formes improbables font comprendre que le réel et l’imaginaire sont placés dans un champ magnétique [...]


2003

Lydia Harambourg

L’apparente sérénité des scènes peintes par Sergio Ceccotti est trompeuse; le bonheur tranquille qui semble habiter ces appartements bourgeois renferme des secrets dont nous pouvons tout craindre. La saveur picturale de l’artiste romain tient en partie à son goût du récit. Une narration qui porte en elle nos histoires, dont la banalité quotidienne touche à l’étrange par une proximitè et une énumération d’accessoires familiers. Ceccotti s’y emploie avec un évident plaisir de dessinateur et de coloriste, dans des compositions équilibrées et parfaitement éclairées […] Il y introduit également un nouvel élément, l’énigme. Choissisant le cadrage propre à déclencer notre interrogation, Ceccotti multiplie les indices dans un décor rigoureusement planté, porteur de récit, dans une abondance de détails que son pinceau représente avec une saveur amoureuse [...]


2006


Alberto Abate

[…] La situazione  scenica  del quadro  ci riporta ai  mondi  letterari   di  Cortázar,  in  primo  piano, ancora  una volta,   una  donna  in abito da passeggio e con  borsa  a  tracolla,  si  trova inspiegabilmente  su  un cornicione  e guarda  terrorizzata  il vuoto che  la circonda  (anche  il protagonista  del film "Vertigo" di  A. Hitchcock  soffre di vertigini e precipita  da un cornicione).  E come il protagonista del racconto del "Bestiario" di Cortázar che entra   improvvisamente   nel   maglione-labirinto, anche  questa figura femminile  del quadro di Sergio Ceccotti,  è  penetrata  inconsapevolmente nel labirinto   e  non  sa  come   uscirne.   In  effetti,  il signore del labirinto  è l'artista  medesimo  che ne conosce  gli itinerari  segreti,  le  porte d'accesso e le uscite  remote.
 
2003


Valerio Rivosecchi

[...] Sergio Ceccotti è riuscito,  dagli  anni  Settanta  in poi a riannodare il filo di una  tradizione  che sembrava destinata  a perdersi, e ad arricchirla   di  una  moderna “visionarietà”  che  ha a che fare
con  il Surrealismo  ma anche  con  il cinema  e la fotografia,  con i fumetti  e  i libri gialli. A chi seguiva  la sua  pittura,  pochi  o  molti che  fossero,  ha regalato  visioni  rivelatrici di  luoghi  meravigliosi  e negletti: Largo di Santa  Bibiana  con la "torre''  delle  Ferrovie , la sublime banalità   piccolo   borghese del  Quartiere Italia  e  di viale Regina  Margherita,  insoliti  scorci  della  Garbatella   e di  Testaccio. Piazze,  strade,  palazzi   davanti ai quali  passiamo distrattamente ogni  giorno senza  mai "vederli"  veramente, come  nel caso  di Villa sul Lungotevere, un quadro del 1989 in cui è ritratta una casa sulle pendici dell'Aventino, assolutamente  fedele   nell'inquadratura ep­ pure  quasi  irriconoscibile grazie  al gioco  delle  luci, dal  blu elettrico del cielo a quella  verdastra dei  fari  in primo piano [...]
                         

2002                                                 


Lorenzo  Canova

Uno  sguardo  indiscreto  percorre  le strade  di Roma,  entra  nelle  case,  ne svela  i segreti:  un occhio  tagliente profondo  capace  di aggirarsi  in una metropoli  attraversata  e animata  dal sistema  nervoso  della Tangenziale  pe scoprire il corpo nascosto,  il volto ignoto di questa città ibrida che mescola i templi antichi ai binari di acciaio, le  sopraelevate alle rovine classiche, le chiese antiche  ai palazzoni  popolari. Questo  sguardo  acutissimo,  che attraversa  le pareti,  dilata le finestre,  scopre  nuovi punti  di vista all 'interno di luoghi che crediamo  di conoscere  alla perfezione, appartiene  al pittore Sergio Ceccotti,  un artista del quale si sta finalmente  riscoprendo  e apprezzando la reale portata  nella vicenda  della nuova pittura d'immagine. Ceccotti infatti è un autore che da almeno trentacinque anni sta dando vita ad un arte complessa e stratificata  dove influenze  metafisiche sono  mescolate alle "citazioni" cinematografiche e ai prelievi  dal fumetto  (si veda ad esempio King Kong e Diabolik, ambedue  del 1968),  in una declinazione assolutamente personale che non rientra nei codici della Pop Art né nei confini  di un'arte "iperreale", per toccare,  invece, alcuni dei sistemi fondanti  della  pittura  che  Gabriele   Perretta   definirebbe "mediale" (fondata  su  una  trama  fittissima   di  riferimenti meticciatì" a tutti i principali  campi dell'espressione visiva come films,  cartoons, rotocalchi  o televisione),  un pittura che si è imposta  all'attenzione del pubblico  da qualche  anno e che costituisce  ormai uno dei rimandi  più forti per la giovane arte contemporanea[…]
                                                                                                                                                             
2002

 Aldo Gerbino

[…] Una tensione ironica capace, ora, d'intridere il quotidiano, ed operata dall'autore con agile versatilità creativa {peraltro già marchiata dal suo lontano apprendistato con il  prestigio didattico di Oskar Kokoschka a Salisburgo), e che conduce tra le quinte di una realtà ave soltanto la pittura (o il «ritorno» ad essa) possa essere elemento di restituzione, una rigenerante macchina emotiva. Quella di Ceccom non è mai comunque un'emozione proiettata all'esterno; piuttosto essa, nata come endogena forza d'urto, procede, proprio come uno dei suoi personaggi, il signor  X, verso  camminamenti oscuri, corposi di oggetti riflessi, ombre di donne, frantumi di lampade, diffratte immagini  televisive, ognuno e ogni cosa votati alla ricerca del tutto o della eteroclita pienezza dell'ansia e del sogno.


2000

  Edward Lucie-Smith

[...] Movies, it seems to me, are one of the really seminal influences in Ceccotti’s work, much more so than any single artistic personality one may name . This influence manifests itself in many ways. There are the citations of particular films, such as  King Kong which is evidently much loved by the artist. There are references to legendary screen personalities, such as the early Interior whit Suicide (1962)which refers to the death of Marilyn Monroe which took place in the year  the picture was painted. Above all. There is the actual choice and cropping of the images, the triptych  Mr.S.(1966) takes three moments from an “ordinary” life – the protagonist leaves for work, attends a cocktail party, and finally returns home. In none of the three panels is the main character fully seen. We are given just glimpses- the back of his head, a shoulder and a hand holding a glass, his legs and the lower part of his torso. These fragment are like the ‘subjective camera’ shots beloved of many directors [...]

 
2001

Arnaldo Romani Brizzi

[…] In lui la fascinazione cinematografica del  film noir e, come già detto, alla Hitchcock, come  del  racconto poliziesco alla Hammett o alla Chandler- senza sottovalutare lo schema da rebus enigmistico - si esprime al meglio con la de­ finizione personalissima di una  inquadratura che non sa rinunciare alla prospettiva più ardita, all'impostazione di ogni opera per il tramite di un occhio che si è nutrito di panoramiche, Dolly,  piani sequenza, cinemascope e quant'altro commutabile dal linguaggio filmico. Pure, lo specifico pittorico è rispettato integralmente per il tramite della  consapevolezza del disegno servito da una capacità coloristica sapiente, ma anche audace sino al limite riferibile alle attuali esperienze relative alla realtà  virtuale, e senza che di origine questo risultato venisse ricercato[…]

1995



Mario Lunetta

[…] In  realtà, l'avanguardia di Ceccotti  non ha bisogno  di  riflettere continuamente le proprie sembianze allo specchio  né di rifarsi il  maquillage a ogni  piè sospinto su l filo del dernier cri  giornaliero. ln lui,  strategia dello spiazzamento e ottica obliqua coincidono in  un orizzonte decisamente concentrazionario di finto  realismo e di  falsa oggettività,   per  alludere, in  modi che per  la loro sottigliezza  non sono  meno  radicali ed estremi,  alla perdita  di senso del nostro mondo. Di qu  un  procedere catalogatorio, uno stile catastale, apparentemente privo di alterazioni,  un microuniverso che scarta seccamente la  di-mensione epica come la  dimensione lirica,  e si attesta  su una linea impassibile  di osservazione  voyeurisrica. Come  si sa, in ogni  voyeur c'è un criminale in potenza.  E difatti, nella bellezza implacabile dei dipinti ceccottiani spira un'aria delittuosa: lo  spettatore si sente messo sotto accusa, è come sot­toposto ad un interrogatorio, subisce un'inchiesta tagliente […]

 1995

 Maria Teresa Benedetti


[...] L’artista romano predilige gli aspetti  meno  vistosi  della    sua  città,  dipinge architetture  dignitosamente   borghesi,  rende  con  guardo lucido  e  meticoloso interni arredati con  mobili di gusto “déco”  illuminati da globi elettrici simili ad  occhi inquietanti. Interni  ulteriormente  freddati  dal bagliore di  un computer o di  un televisore, nel  quale viene magari inquadrata una  fantomatica  partita  a  tennis. Il pittore predilige segni  inanimati del  vivere, in perenne inutile attesa, la  stessa figura. umana è  più  stereotipo che  effettiva presenza.  Colori   aspramente a contrasto rivelano sotterranei  stridori [...]


1995                                                                                                                                              

Paul Patera

Otryggheten i människans existens är  ett  genomgående motiv. Ceccotti  visar oss hög­ orgerliga och sannerligen välbonade interiörer, dock  överallt  lurar  en annalkande fara. Utanför det  öppna fönstret lyser  gatlyktan hotfullt, fran  den  fashionabla terrassen sveper var  blick vidare till  havet, där  en  mäktig atlantangåre håller  på  att  sjunka eller ett  brinnande flygplan  störtar rakt  ner  från skyn. Vår  trygghet är  endast skenbar, vare sig vi möter  någon  i  trappan eller  väntar  på  tåget i den  underjordiska métron  i   Paris, och när  Han och  Hon möts i lägenheten eller sitter  mitt emot  varandra vid det  dukade bordet, befinner sig deras själar  på  milslångt avstånd från  varandra.
 
Det finns en  elegans i Ceccottis penselföring som står  i  bjärt  kontrast till den framkallade katastrofstämning,  som ger  så  många  av  hons  målningar  en stark laddning. De lysande klara,ibland   grälla  färgerna i hans  verk  är  inte tecken  pa livsglädje -snarare varningssignaler.
 

1993

Edouard Roditi 

…Again and again, Sergio Ceccotti sets out likewise to undermine, even in his apparently most realistic paintings such as his "Streetcar in the Evening", our faith in reality such as we experience it through our  physical senses.  Because  he expresses  his metaphysical doubts and anxieties  in the visual terms of the art of painting, he finds himself reduced to communicating his subversion of reality, his doubts concerning being and  no-being, in terms  borrowed from  what we can see rather than  from  what other illusions or delusions our  sense of hearing, of touch, of taste or of smell  may impose  on us. What appears  to be his realism is thus  a subtle questioning of the existence of reality, in fact a very Italian  approach to the  same kind  of anguished existential questioning as we can also detect, though expressed in as typically  American  terms, in many of the  paintings of Edward Hopper. A veritable master of a peculiarly  American  kind of questioning of the  reality of reality,  Hopper can thus  be said  to  have created  an American style of latter-day Pittura metafisica that  tends  to  undermine our faith in the reality or the moral worth  of the world  in which we find ourselves doomed to live. Less concerned with moral values, Sergio  Ceccotti expresses his doubts more strictly in terms of mere appearances, often  indeed with a very personal and  wry sense of wit.
 
                                                                                                                                           
1993

 Marco Di Capua


[...] Spesso si ha I'impressione che l'artista romano dipinga come se scrivesse un romanzo, o girasse  un  film. E’ cosi scrupoloso nel  rendere plausiblle quel  che  fa vedere: quasi che  voglia spiegare qual è l'ora, oppure il  giorno, la stagione della Roma arrossata o buia  che predilige - i Prati e  i  Parioli  - o di questa Parigi lattiginosa e così “noir”. Chi siano e dove stavano andando i personaggi ora  bloccati sulle scale della metropolitana, agli angoli della  strada con la certezza di averne capito il destino. L'esattezza, la precisione di  Ceccotti antico-moderno - cioè quasi “fiammingo” e forse  anche per questo vicino a Magritte, o a Hopper, è  un tributo alla memoria, alla forza del ricordo: cospirazione ai danni di ciò che vuol svanire.


1992

 Gianluca Marziani

[...] Ceccotti, veterano di una figurazione amante di interni  con musei  immaginari o case dove il frammento surreale si mischia  in silenzio con la normalità, lavora su  vari  formati ma sembra averne  uno in  particolare: una specie di cinemascope pittorico, orizzontale e big  come un  minischermo filmico  che racconta  scene  di  vita casalinga  con  tagli visivi in  campo lungo, quasi pitturasse da un'immaginaria gru per riprese aeree. Immagina case piene di ordine, di arredo rigoroso,  con grandi terrazzi su  scenari d quartieri reali -ma  le case sono immagini mentali- e ama le vetrate a giorno, gli scorci dall’esterno sul modello  di  quei  plastici architettonici  che lasciano in vista  parti  di interni  normalmente chiusi allo sguardo.
 
 
1992                             


Patrick Rœgiers

[...] S'il y a chez  Ceccotti  comme dans  l'oeuvre des auteurs  du  nouveau  roman  une volonté  de chosifier le monde pour lui faire dégorger son étrangeté, même  colorées  en des teintes irritantes, !es choses  dans ses toiles ne représentent pourtant  rien d'autre que ce qu 'elles paraissent  être. Composées par un faussaire précis,  un orfèvre habile à tromper  l’œil, derrière la fausse ressemblance du vrai, elles mettent en lumière un réel plus pernicieux, et inquiétant,  que celui  qui se trame  dans  l'ombre, sous des dehors conformes et rassurants.  Confronter  le mystère  du réel et la réelle impossibilité de sa représentation me parut  donc  être un des  premiers enjeux  de la peinture  de Ceccotti. Dévoyant la transparence des instants,  des lieux,  des êtres et des situations,  il réussit à faire vaciller  la sécurisante apparence du banal rien qu 'en peignant un cendrier où se consume une cigarette.  Ou en traitant avec dérision  la violence diffuse  des  rapports qu 'entretiennent une lettre décachetée
et un  navire au soleil couchant qui  coule  à pic [...]


1987                                                                                                                                           

Franco Simongini

[... ]Di questo mistero  Ceccotti riesce  a cogliere alcuni momenti di “suspence”, momenti di attesa: viali  e  strade,  piazze  e  palazzi e  fontane  del quartiere, deserti e abbagliati nella luce meridiana (il demone  meridiano dei metafisici)  oppure nel chiarore notturno di lampioni e cabine telefoniche.


1986

Antonio del Guercio

[...] Ma è soprattutto la tenace riconquista dell'intensità nuda della pittura, del fascino che  emana dall'interna economia dei  suoi mezzi-a conferire forza alle opere di Ceccotti. Quell'intensità e quel fascino, egli li  ha cercati in dialogo con  le riarticolazioni figurative che si fecero negli anni  venti e trenta sopra il silenzio stupefatto della Metafisica dechirichiana; ma anche in dialogo con  una certa pittura romana d'anteguerra e con  le ambiguità iconologiche del  Surrealismo, del  quale ha accolto-con calcolo misurato e senza declamazioni-qualche eco  felpata e torbida. E  naturalmente vorrei dire, questa pittura è votata alla  notte urbana (dove a volte  gli capita anche d'incontrare la traccia delle desolazioni cantate da  Edward Hopper), al  Kitsch, agli  interni claustrofobici, agli indecifrabili colloqui tra gli oggetti inanimati, agli  specchi inutili, al rumore che sale quando nulla si muove e nessuno parla. E alla lunga durata dello sguardo.
                                                                                                                                  


1985

  Domenico  Guzzi

[...]Tutto appare già essere accaduto, in un'atmosfera di tempo senza tempo, nella pittura di Sergio Ceccotti[...]
 
                                                                                                                        
1983



 
  Maurizio  Fagiolo Dell'Arco

[...] È quello dei sensi, il vero soggetto per questa pittura  che,  scartato  l'iperrealismo,  sceglie un “regard” inquietante.
Il quadro  della  situazione  vede allora la convivenza tra vicino e lontano, guardato e immaginato, veduta e visione. Un accorto  equilibrio tra la fotografia  che diventa quadro e il quadro che diventa fotografia. La schizoide ricerca  di un soggetto  che vede oggettivamente i concetti.

                                                                                                                        
1983


Pierre Mazars


[...] Il emprunte à la photographie, à la bande dessinée, aux  romans-photos des hebdomadaires à fort  tirage, au cinéma vériste influencé par la télévision, mais il puise ses sujets dans une  mythologie déjà  ancienne où  règnent King-Kong et l'Homme invisible, curieux amalgame de  technique teintées d'hyperrréalisme et de  nostalgie des années 30.  A Rome et ailleurs, Ceccotti aime les carrefours déserts, les  intérieurs abandonnés précipitamment par  leurs occupants ou  bien  habités par  des personnages  plus  ou  moins pétrifiés. Il aime la vie entre parenthèses et c'est  pourquoi ses  tableaux ne  racontent pas  un  chapitre de  feuilleton mais résument à la  manière d'un hiéroglyphe grossièrement simplificateur quelques-unes des situations-clés d'un roman noir  ou  de  l'existence la plus  banale [...]
 
                                                                                                                                                             1982

Jean-Luc Chalumeau


[...]  Mais, de  mȇme que l es  tableaux métaphysiques de De Chirico défiaient l’interprétation, ceux de  Sergio Ceccotti échappent à l'analyse. Il faut donc renoncer  à !es aborder de front et simplement se dire que, comme son  maître, Ceccotti remet en  cause les  esthétiques -surtout celles qui se nommaient hier encore «avant-gardes»- et  n'éprouve qu'un désir : saisir  !es fragments du  réel qui  l'intéressent et en donner une  image  à la fois  excessivement fidèle et excessive ment  personnelle [...]
 
                                                                                 
1982                             

Philippe Soupault

[...] Les objets qui nous attendent fidèlement !es connaissons-nous? Ils nous offrent leurs services mais nous ignorions  les secrets de leur  fidélité. Sont-ils des  amis  ou des ennemis? Cette  machine à écrire, ce cendrier, gramophone, Ceccotti nous  oblige à !es interroger. Une  lampe  voilée  devient « l 'inspiratrice» d'un  poème.
Plus étrange, c 'est  fa possibilité d'évoquer l 'insomnie. Une  femme lit près  d 'une  lampe.  Et tous  ceux  qui  ne peuvent  dormir ni nuit,  ni jour,  seront délivrés. Une hallucination, peut-ȇtre. Des souvenirs... Et l 'intimité. Aussi le désir, l 'attente, la patience. Si l 'on quitte !es chambres hantées pour  choisir !es avenues de la grande ville on  se heurte à un nouveau mystère. Peindre la nuit  dans  une  ville  est  une gageure que peu  de peintres ont réussi à soutenir. Puis, c 'est l 'aube  d'ans l 'avenue encore  endormie. L 'heure de l 'incertitude ou de  l'espérance d 'une  prochaine journée. C'est  bientôt le crépuscule. C 'est aussi  l 'attente,  l'’angoisse des quais  d 'une  petite gare.  La solitude d'une voyageuse sans  doute  abandonnée. Le  jour se lève...  et Ceccotti, infatigable, va rechercher, au cours de ses promenades romaines ou parisiennes, !es royaumes de l 'insolite.



 1982

 Philippe Soupault



Toutes !es nuits  je rêve et tous !es matins je m 'efforce de me souvenir de mes rêves.  Je peux,  non sans effort reconnaître des personnages, femmes, hommes, enfants mais  je ne parviens pas à me souvenir des décors, de l l'atmosphère, de la lumière que j 'ai acceptés pendant la nuit  et qui disparaissent le matin.  Pourtant  le tiers de  mon  existence j'ai  vécu  dans  l 'espace et l'éclairage oniriques sans  pouvoir  m 'y retrouver. C'est  gr ace à Sergio  Ceccotti que j’ai
reconnu le «  théatre » de mes rêves.  En regardant ses œuvres  j 'ai éprouvé le choc  de reconnaissance. Découverte dont  i 'ai  mesuré l 'importance puisqu'elle  accorde au rêveur  !es dimensions des  rêves.
L 'œuvre   peinte de Sergio  Ceccotti me parait  donc  révélatrice. Elle innove, elle propose une nouvelle  vision. En fai t  c 'est un univers que nous parcourions mais à l 'aveuglette et que Sergio  Ceccotti nous révèle. Cette révélation est aussi  une révolution. En effet  Ceccotti n 'a mȇme  à s 'inspirer de ce qu 'on appelle  de toutes  les manières des «ismes ».  Il a trouvé seul l'art et la force de nous  fasciner.

                                                                                                                                                                   1980

Rosario Assunto

[...] E la Sua narrazione pittorica, nei quadri di soggetto parigino, mi induce a letterarie meditazioni; certune, piuttosto che certe altre: perché la Sua analiticità, minuzia, nel disegno e nel colorire, guida al la Parigi  di Zola,  o magari di Simenon, liricamente evocandola, piuttosto che  alla Parigi  della  Recherche dove  i contorni pur individuatissimi, non  sono mai  così  netti  ma  nascono dalla memoria tutta colori e luce in vario modo rifrangentesi. Altre  le Sue  visioni romane,della Roma che  Le predilige: la Roma che taluni amerebbero chiamare sociologisticamente borghese, ma che  io preferisco, storicizzandola, de­ finire umbertina, e poi giolittiana. Qui  la visione si soggettivizza in  me come memoria, memoria di luoghi vissuti, di giorni  miei  giovanili: quando quegli angoli, quegli  scorci della  città avevano ancora la patina come d'oro diffuso che  Lei amorosamente le restituisce [...]
                                                                                       

1979                                                                                                                                           

Jeanne Warnod

[...]  Ceccotti nous montre Rome à travers ses  trattoria, ses  «Villas»,  ses  autoroutes et  ses  gratte-ciel. Le passé côtoie le présent. Sur la même toile  l'affiche d'une vedette couvre le mur d'un palais en  ruine. Dans  une chambre,  une femme nue regarde le Panthéon. Ceccotti peint la rue, ses  vitrines et ses  enseignes. Réaliste jusqu'à la précision, son propos va cependant  au-delà de l'imagerie.
 
                                                                                                                                                          1977

Jean-Jacques Lévȇque

Rome,  plus  que  toute   autre ville   rend  évidente   la     mais  s’appuie  sur  une observation,   et  en  tire    permanence,  l'omniprésence   de   la   mort.   Couche     substance    poétique,   nourrie  par   sa   personnalité après   couche,   c'est   un monument   à  l'éternité  im-      propre.   C'est  ce  que  fait  Sergio   Ceccotti   dont   la possible  qu'elle  impose.   Il  fallait   qu'un   regard   de      peinture   reconnait   ses  attaches   avec  son  passé, peintre s'y  posȃt.   Qui  ne  fut  ni  pesant,   ni  empha-     mais sait  aussi  errer  dans  des  chemins  nouveaux, tique,   ni  théoricien  (ah l  les théoriciens, quel   dé-      tant  il est  vrai  que  cette   peinture   est  celle  d'une sastre!),  un  regard   innocent,  en  ce  sens  qu'il   ne     disponibilité  à  s'émerveiller,  à  s'étonner,  s'amuser cherche  pas  à  démontrer  la  véracité   d'un  concept      aussi,  de ce  qui est visible.


1977

 John Hart


[...] Sergio Ceccotti has developed the "Diabolik" style of cover-drawings for  italian pulp
thrillers into a suburban social-realism of the sort we glimpse whenever we venture out of Rome's art center, but fraught with menace and brooding mystery. He may study photographs of actual buildings, really horrors, but when he sets out to paint them in his oval compositions the result is entirely his own creation. Ceccotti is among the most unusual and compelling young artists in ltaly today, combining in an original style some of the haunting fascination of Belgium's Magritte and America's Gillespie [...]


1975

Walter Zettl

[...] lhre  intensive  Wirkung ist  mit  jener Kinovorstellung oder mit dem Erlebnis vor der TV  zu vergleichen. Sie haben die impagination
Der ”comic-strips”, oder die der Malerei, deren sich einmal die Bänkelsänger bedienten[...]

                                                                                                                                                                                                 1973

  Luigi Carluccio

[...] Il silenzio, l'immobilità, lo stato   di  sospensione, per  cui  ogni  evento  sembra  ritagliato dai  flusso  dell'azione  e  quindi della   vita,   sono  aspetti   che   rivelano   l'influenza  della   pittura  metafisica: l'orologio de " La  stazione   San   Pietro  "   è  fermo   come   nel dechirichiano “ Ansia  della   partenza  “· Il merito   di Ceccotti  è   di   constatare  che   n on   è   necessario astrarsi dal  presente, anche   da  quello  tecnologico per  avvertire  che  una  certa   quantità  d'incantesimo è  presente   anche   nelle   cose   più   banali;  la  porta d'ingresso di  una  modesta  " Bottiglieria Italia  per esempio:  e può  sempre  rispondere allo  sguardo  che le  analizza  con  freddo  rigore, con  apparente  distacco clinico, ma con  profonda  partecipazione emotiva, perché   son  le  cose  del  nostro uso  quotidiano.
                                                                                                                            

1973                                                                                                                                     

Hans Kinkel

[...] Man  trifft   auf  einen  selbständligen und  intelligenten  Vertreter   des  Nuovo  Realismo,   jener  aktualisierten  Dingmagie, die  sich   als   künstlerische Reaktion  auf  die  abstrakte Welle  entwickelt hat.  Ceccotti, der bei  Kokoschka  in  Salzburg   studierte, geht  selne  alltäglichen Motive mit   engagierter    Sachlichkeit an, wobei ihm  merkwürdige Perspektiven  und  schockierende  Konstellationen  als  Mittel  szenischer Steigerung  dienen [...]

                                                                                                                                                       1973

Paul Patera
[...] In Nudo[...]empfindet  man den kleinen Transistor  vor  dem gleichsam ungeschützten Rückenakt als eine Bedrohung, so als hätte dieser metallene Empfänger seinen  eigenen Willen, als signalisierte  er bösartige Mitteilungen an irgendwen draussen im Weltenraum [...]

                                                                                                                                                                                                   1972 

 Antonello Trombadori


[...] Ecco allora la “metafisica” povera, quotidiana, di largo consumo, di Sergio Ceccotti. Ed ecco il motivo  della  naturalissima e  poetica,  perché intensamente vera, contaminazione che  nella pittura di Ceccotti si realizza fra l'arte “sublime” dei suoi maestri e la tecnica “volgare” del fumetto e del fotoromanzo [...]
 
 
1971


Cesare Vivaldi

[...]  Poiché per Ceccotti il “mistero” è  tangibile, corposo e concreto, un virus pericoloso che deve essere isolato e studiato attraverso i vetrini di una materia pittorica elaborata e densa, pesante e quindi perciò stesso immunizzante.

                                                                                                                           
1969

Filiberto Menna

[...] Forse è qui che Ceccotti partecipa più direttamente degli odierni modi di formare, in questi tagli delle scene, nella impaginazione del racconto che ricordano i primi piani o le bande narrative dei fumetti. Quel tanto di allucinato e di onirico che  è nei suoi quadri deriva in gran parte da questa impaginazione, e questa, a sua volta, rinvia  a  una accanita  passione  visiva  che  ha qualcosa dello sguardo ossessivo e implacabile del voyeur.

                                                                                                                       
1967


 Duilio  Morosini

[...] Quasi tutte le pitture  esposte sono piccole composizioni bidimensionali, di taglio geometrico,che proiettano sullo stesso piano la   visione sintetica di un interno “borghese” (autobiografico) e quella della realtà esterna, inquadrata dalle”quinte” dell'interno stesso, dal rettangolo d1 vetro di una finestra, dal cornicione, dalla balaustra [...] il  mondo esterno vi si inquadra come un frammento cinematografico, di un inerte oggettivismo [...]


1962

Lorenza Trucchi

[...] Evidente l'interesse per la sintassi cubista di Gris e Braque (inserti di lettere tipografiche, finti legni,  commistioni  materiche), ma  qui  volutamente banalizzata attraverso un certo “grafismo pubblicitario”. Un allontanamento dalla eredità cubista si avverte nel più recente Mare del Nord,  dove  la  luce,  elemento  finora  trascurato  dal Ceccotti  sembra  attrarre   finalmente  la  sua attenzione. Il quadro ne acquista in autenticità e poesia: il  sapido soliloquio si fa patetico racconto.

                                                                                                                                                                   1960

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